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Rapporto Monitoraggio 2024
Livello:
Organismi europei (Eu)
Paese:
Italia (IT)
Anno:
2024
Ente / Autore
Istituto per la Vigilanza sulle Assicurazioni (IVASS)
Tipologia / Abbreviazione
Altro (RAPPORTO)
Caratteri e fattori di interesse
Il 22 luglio scorso l'IVASS ha pubblicato la seconda edizione del "Rapporto 2024 sui Rischi da catastrofi naturali e di sostenibilità".
Il Rapporto annuale ha coinvolto tutte le 92 imprese di assicurazione nazionali operanti nel ramo danni e vita al 31 dicembre 2022, incluse le rappresentanze di imprese extra UE.
È un documento che presenta una sezione quantitativa (dati riferiti al 31 dicembre 2022) ed una sezione qualitativa (dati aggiornati al 2023), finalizzate a monitorare la materialità sia dei rischi fisici da catastrofi naturali, (connessi ad eventi di natura climatica e ad eventi sismici), sia dei rischi di transizione.
Il rischio fisico fa riferimento all'impatto finanziario dei cambiamenti climatici, compresi eventi metereologici estremi più frequenti e mutamenti graduali del clima, nonché del degrado ambientale, inquinamento atmosferico, dell'acqua, del suolo, stress idrico, perdita di biodiversità e deforestazione. Viene classificato come acuto se causato da eventi estremi quali siccità, alluvioni e tempeste, o cronico se provocato da mutamenti progressivi quali aumento delle temperature, innalzamento del livello del mare, stress idrico, perdita di biodiversità, cambio di destinazione dei terreni, distruzione degli habitat e scarsità di risorse. Tale rischio può determinare direttamente (es. danni materiali o calo della produttività) oppure indirettamente eventi successivi (es. l'interruzione delle catene produttive) pertanto, è strettamente connesso alle coperture assicurative di riferimento.
Il rischio di transizione, invece, indica la perdita finanziaria in cui può incorrere un ente, direttamente o indirettamente, a seguito del processo di aggiustamento verso un'economia a basse emissioni di carbonio e più sostenibile sotto il profilo ambientale.
Il Rapporto IVASS, quindi, ha due grandi obbiettivi. Il primo è quello di verificare ogni anno quale siano le possibili conseguenze dei rischi fisici e di transizione sulla stabilità finanziaria del settore assicurativo. Il secondo concerne il "ruolo sociale" delle imprese di assicurazione nel favorire la riduzione del divario di protezione e la transizione verso un'economia sostenibile.
Si tratta, quindi, di definire una situazione aggiornata del posizionamento delle assicurazioni operanti in Italia non solo come investitori istituzionali, ma anche come operatori che offrono protezione dai rischi fisici e finanziari connessi alla transizione verso un'economia sostenibile e che possono incentivare l'adozione da parte della propria clientela di comportamenti di prevenzione e mitigazione di tali rischi.
Rispetto alle rilevazioni precedenti, c'è stato un notevole miglioramento nella qualità dei dati forniti dalle Imprese assicurative. In particolare, è diminuito il ricorso a stime, specialmente per i dati relativi ai rischi climatici e alla protezione del patrimonio immobiliare. Inoltre, le compagnie sono riuscite a raccogliere dati sulle emissioni per oltre la metà del loro portafoglio investimenti, sebbene permangano difficoltà nel reperire informazioni sugli investimenti indiretti.
La maggior parte delle Imprese assicurative ha iniziato ad integrare i fattori ambientali, sociali e di governance (ESG) nelle proprie strategie aziendali. Il 72% delle assicurazioni danni considera i rischi ESG significativi per le loro politiche di sottoscrizione nei prossimi 5-10 anni, con molte che hanno già completato o stanno completando le analisi di impatto dei rischi climatici. Tuttavia, alcune piccole Compagnie devono ancora adottare iniziative in questo senso.
Il 2022, anno cui principalmente si riferiscono i dati, ha visto un incremento del 16% nei premi lordi per le coperture assicurative dei rischi climatici, che rappresentano al momento della rilevazione il 5,7% dei premi totali del mercato. I premi lordi per le assicurazioni contro i rischi da catastrofi sono in crescita rispetto al 6% del 2021. L'86% di questi premi, pari a 2,12 miliardi, riguarda la copertura da eventi climatici, con un aumento del 16% rispetto all'anno precedente.
La maggior parte delle coperture assicurative per rischi climatici riguarda la grandine (65%), seguita da tempeste ed inondazioni. I premi per i rischi da terremoto sono aumentati del 22% rispetto al 2021, raggiungendo 336 milioni di euro.
Molte Compagnie hanno adottato politiche di investimenti sostenibili, principalmente attraverso l'esclusione di settori economici non in linea con i criteri di sostenibilità. Tuttavia, solo un terzo delle Imprese ha fissato obiettivi di decarbonizzazione del portafoglio investimenti in linea con l'Accordo di Parigi.
Gli investimenti ammissibili secondo la Tassonomia UE variano tra 29 e 38 miliardi di euro.
Circa il 6% degli investimenti assicurativi è destinato a settori economici esposti al rischio di transizione, con un valore stimato tra 5 e 14 miliardi di euro per gli investimenti nei combustibili fossili.
La disponibilità di dati sulle emissioni di gas serra legate agli investimenti è migliorata, ma c'è ancora molto da fare per ottenere dati più completi ed affidabili.
Solamente otto Compagnie hanno già adottato piani di transizione dettagliati, mentre altre tredici sono ancora in fase di pianificazione. Le principali difficoltà riscontrate includono la carenza di dati ESG completi, l'assenza di metodologie consolidate per tutte le classi di attivi e le problematiche legate all'adeguamento normativo e ai rischi reputazionali.
La maggior parte delle Imprese ha incrementato le tariffe per i rischi climatici e introdotto misure preventive per migliorare la resilienza degli assicurati. Solo una minoranza utilizza tecniche avanzate di modellizzazione per la determinazione dei premi dei rischi climatici, ma molte stanno pianificando iniziative in tal senso.
Il dato importante è che le compagnie investono circa 60 miliardi di euro in settori economici esposti al rischio di transizione, con un valore medio delle emissioni carboniche finanziate di circa 427 tonnellate di CO2 equivalenti per milione di euro di investimento.
Il rapporto, quindi, evidenzia un settore assicurativo in evoluzione, con significativi progressi nella gestione dei rischi climatici e di sostenibilità; evidenzia anche una disomogeneità tra le compagnie assicurative in termini di consapevolezza e preparazione sui fattori ESG.





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