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Biodiversità a rischio 2023

Livello:
Organismi europei (Eu)
Paese:
Italia (IT)
Anno:
2023
Ente / Autore
Legambiente (LA)
Tipologia / Abbreviazione
Altro (RAPPORTO)
Caratteri e fattori di interesse
Secondo il 16esimo rapporto "Biodiversità a rischio 2023" presentato da Legambiente in occasione della Giornata mondiale della biodiversità, «Per centrare gli obiettivi europei e frenare la perdita di biodiversità entro il 2030, l'Italia deve accelerare al più presto il passo. Servono azioni concrete non più rimandabili a partire da una strategia nazionale per la biodiversità al 2030 adeguatamente finanziata e condivisa, nuove aree protette e marine e zone di tutela integrale, interventi per migliorare la tutela, conservazione, gestione e monitoraggio della biodiversità, la convivenza tra animali selvatici e uomo, e ripensare in una chiave sostenibile alcune attività antropiche». Il nuovo report fa il punto della situazione tra buone notizie, criticità e azioni da mettere in campo da qui ai prossimi anni, replicando anche quelle buone pratiche già diffuse in Italia. Gli osservati speciali al centro del dossier sono due: le Alpi e il Mediterraneo «Dove si concentrano alcune delle sfide e delle criticità più importanti da affrontare in termini di gestione e convivenza con la fauna selvatica, ma anche di ripensamento delle attività antropiche a partire dalla pesca intensiva. Ed è da queste due aree che bisogna partire prevedendo interventi concreti che vadano nella giusta direzione per invertire i trend negativi come chiesto dall'Europa». L'associazione ambientalista evidenzia che «Sulle Alpi, dove vivono più 13mila specie vegetali e 30mila specie animali, si assiste ad un ritorno dei grandi predatori che all'inizio del secolo scorso erano quasi scomparsi. Orso bruno, lupo e sciacallo dorato sono le specie che in questi anni registrano sull'arco alpino una crescita della popolazione, con la sola eccezione della lince ormai quasi estinta e presente sulle Alpi con pochissimi esemplari in Friuli Venezia Giulia e in Trentino. La presenza dei grandi predatori sulle Alpi è frutto soprattutto dell'espansione naturale degli areali di distribuzione, delle tante azioni di tutela, gestione, e di reintroduzione nel caso dell'Orso bruno messe in campo in questi anni. Ad oggi sono oltre 900 i lupi stimati su tutto l'arco alpino, circa 100 gli esemplari di orso bruno per arrivare agli oltre 50-80 individui di sciacallo dorato nell'area del Triveneto».